Il lavoro del lavoro

Massimo Micucci
3 min readJun 7, 2023

Maggio è il mese del lavoro, molto oltre le celebrazioni del 1 maggio

E’ stato anche il mese di uscita di un libro molto interessante, edito da il sole 24 ore: “Il Lavoro del Lavoro”, scritto da Aldo Bottini, giuslavorista, fondatore della Associazine dei Giuslavoristi Italiani) e editorialista de Il Sole 24 ore, assieme ad Alberto Orioli goirnalista del Sole 24 ore ed esperto di temi economici.

Non è un manuale, ma una guida critica e ragionata per temi, ai cambiamenti intervenuti su sul significato, i valori, le incertezze ed il futuro del lavoro. Una notevole capacità di raccontare , senza rassagnazione, le difficoltà e senza mistificazionile, le. opportunità. Sullo sfondo una difficoltà della pollitica, delle rappresentanze e anche dei giuslavoristi ad interretare i mutamenti.

Difficile scrivere senza banalizzare della “centralità del lavoro” oggi e della realtà persino costituzionale, di ponte tra generazioni, senza confrontarsi subito con la crisi demografica. …soprattutto per il welfare, che perde la cosiddetta solidarietà tra generazioni che, per la verità, agli occhi dei giovani dell’ultimo ventennio si è rivelata una beffa: hanno garantito la contribuzione per consentire l’uscita dal lavoro di quelle generazioni che hanno scritto le regole lasciandoli senza prospettive e con la sgradevole sensazione di essere stati soltanto dei portatori di contributi per conto terzi.

Lo stesso dicasi per lo snodo chiave del rapporto tra Tempo e Lavoro in cui si passa dall’ideale delle “8 ore di studio, lavoro e riposo” all”ideologia delle 35 ore”, per poi atterrare nella realtà impensata e difficile dello smart working (per almeno 3,6 milioni di lavoratori), arrivato con l’emerganza ma rimasto anche come chiave delle scelte e preferenze. di tanti giovani, fino ad. esperienze innovative come quella di Intesa Sanpaolo, che dà la possibilità ai dipendenti di lavorare su 4 giorni per 9 ore al giorno. Spesso viene dunque messa in discussione l’idea di lavoro dipendente vigente: “da oltre un secolo il lavoro dipendente era collettivamente pensato e vissuto come l’andare a prestare la propria opera in un certo luogo per un determinato periodo di tempo. L’assenza di vincoli di tempo e di luogo è sempre stata associata al lavoratore autonomo, obbligato solo al risultato. Novità che richiedono non (sol)tanto lavoratori disponibili, ma manager capaci e rappresentanze non ossessionate dalla immutabilità dello scambio tra tempo e retribuzione e spesso ostili per principio alla retribuzione a risultato.

Sul tema del tempo il libro affronta con fluidità e senza infingimenti, il fenomeno del lavoro per le piattaforme, dei riders (impropriamente semplificato nel termine “gig economy”) una realtà di lavoro in cui solo il risultato (la consegna) produce la compensazione, e nella quale. la indipendenza è stata esaltata dai media (e nel conflitto politico) per lo più come simbolo-bandiera del lavoro precario e sfruttato. La questione è di grandissima attualità, perchè su questa base, molti sostengono, anche nell’ambito della discussione in corso sulla proposta di direttiva europea. per il miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali COM (2021) 762, che non ci sia alternativa ad un’incorporazione “automatica” di queste attività nel lavoro subordinato o, almeno, all’adozione di condizioni e regolamentazioni stringenti finalizzate a questo inserimento. Un’ impostazione che trascura l’intrinseca incompatibilità con la subordinazione, in un lavoro dove la decisione di lavorare o meno resta a discrezione dell’individuo. Il rider può scegliere se e quando rendere disponibile il proprio tempo per le consegne, e può anche decidere di rifiutare le richieste di consegna. Altro aspetto critico di questa “costrizione “ del lavoro dei rider è la possibilità (e/o convenienza) di collaborare con diverse piattaforme, anche contemporaneamente.

Il libro di Orioli e Bottini aiuta ad orientarsi, con grande chiarezza, in un panorama comnoplesso ed in continuo movimento perchè il lavoro non diventi una trappola tra nostalgia e cambiamento.

Massimo Micucci

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Massimo Micucci

Analista politico. comunicatore, consulente. Scrivo a titolo personale. Rispondo sempre